Gita a Berlino - Un passato ben presente
Dal 3 al 7 aprile, sei classi del Sigonio si sono recate a Berlino per il classico viaggio d’istruzione che coinvolge le quinte. Attraverso ‘Viaggi della Memoria e Viaggi attraverso l’Europa’ il bando promosso dalla regione Emilia-Romagna per finanziare progetti rivolti alle scuole con l'obiettivo di diffondere una cultura di memoria e di pace, lo sviluppo della cittadinanza attiva e far conoscere la storia dell’integrazione europea, 5ªB, 5ªC, 5ªD, 5ªE e 5ªH si sono recate nella capitale tedesca per un tour storico, artistico e culturale che ha spaziato dalla Berlino prussiana fino ai giorni nostri.
Il viaggio è stato il coronamento di un percorso svoltosi durante tutto l’anno, che comprendeva anche una visita al museo del Deportato e alla Sinagoga di Carpi.
“In classe - il commento di alcune studentesse di 5ªB - studiamo la storia solo in maniera teorica, ma questo viaggio ci ha dato la possibilità di farne esperienza e vedere ciò che oggi è rimasto di quel passato”.
Per le strade della capitale tedesca si susseguono un memoriale dopo l'altro. Berlino è una città stratificata dove, scovando tra gli edifici, è possibile ripercorrere il passato di una nazione. La nostra lettura è cominciata da prima dell’unificazione della Germania, per poi passare attraverso gli anni della Prima Guerra Mondiale, la devastazione del primo dopoguerra, la tragica ascesa del nazismo, la Seconda Guerra Mondiale e la conseguente divisione dello stato. La “Storia” studiata in classe non é stata solo una materia da imparare, ma è diventata così anche molto più attuale e vicina al vissuto delle persone. La città di Berlino ha scelto di creare numerosi luoghi di ricordo per permettere questo, rendendo i cittadini consapevoli, nella speranza che non si ripetano le atrocità del passato.
Come cittadini abbiamo il compito di fare Memoria ogni giorno, ma il 5 marzo 2024 le classi quinte del liceo Sigonio hanno iniziato ufficialmente il percorso che poi li avrebbe portati a Berlino, visitando il Museo del deportato di Carpi, primo museo della memoria simbolista, che non ha teche colme di oggetti, ma attraverso i simboli e l’esperienza immersiva, cerca di far provare al visitatore emozioni e sensazioni.
Inoltre, le guide hanno accolto gli studenti nelle sale della Sinagoga di Carpi, che funge anche da archivio in cui sono conservati molti documenti riguardanti il vicino Campo di Fossoli, tra cui anche lettere ufficiali e non, inviate tra i prigionieri e i familiari e spesso spedite segretamente attraverso civili che lavoravano nel campo.
Rabbia, questa è l’emozione che suscita Fossoli e le sue lettere, davanti ad ingiustizie che sono state considerate normali per troppo tempo.
Da alcuni anni il Sigonio organizza la gita delle quinte nella capitale tedesca, divenuta città-simbolo che racconta la storia del Novecento, nucleo tematico fondamentale dell’ultimo anno di Liceo.
Passeggiando per le enormi strade di Berlino si incontrano monumenti, siti storici e memoriali che aiutano i tedeschi giorno dopo giorno a ricordare un passato scomodo con cui è necessario fare i conti se si ha il desiderio di redimersi.
Una città coraggiosa, Berlino, centro politico, culturale ed economico della Germania, che ricostruisce la propria identità sulle rovine dei massacri più terrificanti dello scorso secolo aiutandosi anche attraverso l’architettura che delinea perfettamente la storia della città.
Questa esperienza sottolinea l’importanza di ricordare, costruire la consapevolezza del passato nei giovani, passo dopo passo, e spera di suscitare in loro le riflessioni e le emozioni necessarie, affinché ciò che è successo non riaccada.
La Germania ha pensato di non cancellare il passato per evitare che si eliminasse anche il ricordo ed è per questo che Berlino è una città-simbolo che anche attraverso la propria architettura mantiene viva la memoria storica grazie ai suoi ampi spazi vuoti costituiti da enormi strade e piazze che danno l'impressione di una mancanza.
Questa è la prima emozione che suscita Berlino: la sensazione di vuoto. Qualcosa di molto importante si è perso durante le numerose guerre che hanno segnato la capitale tedesca non solo dal punto di vista architettonico ma anche nei cuori delle persone. Quel qualcosa che manca sono i cittadini tedeschi che sono stati deportati, fucilati, massacrati, divisi e che vengono ricordati, oggi, grazie ai tanti memoriali di cui Berlino è costellata come fossero tanti astri che insieme illuminano la storia della Germania intera e come la stella polare gli indicano la giusta strada.
E dunque è proprio da qui che è partita la visita: il memoriale in onore dei soldati sovietici nel Tiergarten dal 1949 per commemorare i soldati dell’Armata Rossa caduti durante la seconda guerra mondiale.
Il complesso di statue e bassorilievi rappresentanti scene di guerra è stato un interessante punto di inizio per stimolare la riflessione sul ruolo dell’Unione Sovietica per la liberazione della Germania e la sconfitta del Nazismo.
Successivamente camminando per le strade della città siamo arrivati di Fiano al Bundestag al memoriale dei Sinti e dei Rom: un monumento commemorativo costituito da uno spazio verde in cui al centro vi è una stele triangolare con un fiore di metallo, circondato da una grande piscina circolare.
Il piccolo giardinetto è calato in una tranquilla atmosfera anche grazie al continuo e leggero sottofondo musicale che simboleggia il silenzio in cui è calata la città una volta deportati i Sinti, le cui famiglie tradizionalmente riparavano strumenti.
Il giardinetto è separato dalla strada attraverso lastre di vetro che riportano informazioni sulla storia e le persecuzioni subite dai Sinti e dai Rom durante il Terzo Reich. La pavimentazione formata da lastre di pietra con incisi i nomi dei campi in cui i Sinti erano stati deportati, simboleggia l’instabilità della situazione in cui si sono ritrovate le famiglie a causa del governo. Questo luogo ha un grande impatto emotivo ed è un importante sito di commemorazione e riflessione sulla tragedia del Porrajmos.
“In quel contesto - commentano alcune ragazze - ci siamo trovate di nuovo a provare diverse emozioni legate alle storie che stavamo sentendo; l’orrore di questi avvenimenti, la tristezza derivata dall’idea di vite innocenti spezzate e la paura accada nuovamente”. In seguito,le classi si sono spostate a poche centinaia di metri dove sorge la porta di Brandeburgo, imponente e maestosa con i suoi 5 archi e la quadriga trionfante sulla cima. Originariamente necessaria per accedere al regno di Prussia e successivamente impiegata per dividere Berlino, oggi, dopo la riunificazione tedesca è un'icona della città, simbolo di libertà e unità nazionale, che sotto la propria ombra unifica non solo simbolicamente, ma anche fisicamente, date le numerose ambasciate nelle vicinanze, tutto il popolo tedesco e gli ricorda che è controllato anche dalle potenze estere.
Nella stessa mattinata abbiamo visitato anche un altro dei memoriali, il più importante di tutta la Germania, che consiste in un vasto campo di 2.711 stele di cemento disposte su un terreno disconnesso costruito in memoria delle vittime dell'Olocausto e rappresenta uno dei luoghi più significativi per la commemorazione delle atrocità naziste contro gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
L'effetto visivo e spaziale del monumento è molto suggestivo e suscita diverse interpretazioni: le stele sono il simbolo delle leggi discriminatorie che da più lievi, quasi impercettibili, su cui è semplice passare sopra, diventano sempre più ampie, tanto da diventare insormontabili blocchi di cemento che formano un labirinto simbolico in cui si perde l’orientamento, ci si sente sopraffatti e bisogna ritrovare la via.
Man mano che si cammina e i blocchi di cemento si innalzano al di sopra di sé, la luce appare più flebile e ci si sente in trappola percependo il cielo sempre più lontano: questo è quello che dovevano sentire gli Ebrei, la sensazione di essere cittadini di “serie B”, di non avere gli stessi diritti degli altri e di doversi districare tra le leggi che gli impedivano di vivere. Questo è anche quello che vuole farci provare l’artista: la sensazione di smarrimento. Ripercorrendo poi al contrario la storia, le classi hanno avuto la possibilità di passeggiare per quello che in origine era stato il Ghetto di Berlino, una zona urbana separata e isolata, abitata in origine da una minoranza etnica, religiosa o sociale, in questo caso ebraica. Il piccolo quartiere chiuso è costellato da pietre d’inciampo, con incisi i nomi delle famiglie deportate, che durante il passeggio hanno destato l’attenzione degli studenti sottolineando come un posto possa cambiare anche in base anche alle persone che lo abitano; se oggi l’originaria città ebraica è un piccolo e curato quartiere, con bar costosi, negozietti carini, persone che lavorano e piccole casette, un tempo, probabilmente, non è stato così. É impressionante pensare che le strade in cui si cammina abbiano assistito a scenari di violenza e che ne siano ad oggi le uniche testimoni.
Nei giorni successivi, gli studenti hanno potuto visitare alcuni dei musei più importanti di Berlino, tra cui il ovviamente il Museo Ebraico.
Lo "Jüdisches Museum Berlin", è uno dei musei più importanti della città e uno dei più grandi musei ebraici in Europa. Inaugurato nel 2001, il museo si trova in un edificio progettato dall'architetto Daniel Libeskind, famoso per il suo design audace e simbolico. La struttura stessa è un'opera d'arte, caratterizzata da un'architettura angolare e frammentata, che rappresenta la complessa storia degli ebrei in Germania.
Il museo offre un'esperienza coinvolgente attraverso mostre permanenti e temporanee che esplorano 2000 anni di storia ebraica in Germania: la vita quotidiana, la cultura, la religione e le tragiche vicende dell'Olocausto. Le installazioni interattive e multimediali aiutano i visitatori a comprendere meglio la ricca eredità ebraica e le sfide affrontate dalla comunità nel corso dei secoli.
Uno degli elementi più noti del museo è la "Torre dell'Olocausto", una stanza vuota e fredda in cui Libeskind vuole farci provare la sensazione di perdita e disorientamento che dovevano aver provato gli ebrei. Un altro punto di interesse è il "Giardino dell'Esilio", uno spazio inclinato con alcune colonne che simboleggia l'esperienza di dislocazione e alienazione, ma lo spazio che sicuramente colpisce di più è quello dedicato all’'installazione artistica chiamata "Shalekhet" o "Foglie cadute", in tedesco "Gefallenes Laub". Questa opera è stata creata dall'artista israeliano Menashe Kadishman in una delle "Void" (vuoti) del museo, spazi che attraversano l'edificio e simboleggiano l'assenza e la perdita. "Shalekhet" consiste in oltre 10.000 volti stilizzati tagliati nel ferro, sparsi sul pavimento gli uni sopra gli altri, appositamente accatastati perchè siano instabili. I visitatori sono invitati a camminare su questi volti, provocando un rumore metallico inquietante che simboleggia le grida delle vittime dell'Olocausto, di violenza e oppressione.
Questa esperienza multisensoriale è intesa a evocare un forte senso di empatia e riflessione sulla sofferenza e la perdita umana, rendendo tangibile il peso della storia e la memoria delle vittime.
Il "Jüdisches Museum Berlin" è non solo un luogo di memoria e riflessione, ma anche un centro di dialogo culturale e educativo, offrendo numerosi programmi per scuole e famiglie.
Un museo molto interessante è sicuramente anche quello dedicato alla Stasi, abbreviazione di "Ministerium für Staatssicherheit" (Ministero per la Sicurezza dello Stato), che era
l'agenzia di intelligence e polizia segreta che si occupava di sicurezza nell’ RDT (Repubblica Democratica Tedesca) in Germania dell'Est.
La Stasi era famosa per l’utilizzo di metodi oggigiorno decisamente discutibili e illegali che contavano su un’estesa rete di spionaggio e sorveglianza dei cittadini, una delle più ramificate e numerose mai esistite.
Il Museo della Stasi di Berlino, o "Stasimuseum", si trova nell'ex quartier generale della Ddr, nel distretto di Lichtenberg e fu aperto al pubblico dal 1990, poco dopo la caduta del Muro. Il museo offre una panoramica dettagliata sulle operazioni della Stasi, mettendo in mostra documenti, strumenti di sorveglianza, armi e altri materiali utilizzati dall'agenzia. Attraverso le esposizioni, i visitatori possono esplorare l'ampia rete di informatori e le tecniche di monitoraggio utilizzate dalla Stasi per controllare e reprimere la popolazione. Le mostre includono anche spazi ricostruiti, come l'ufficio del capo della Stasi, Erich Mielke, che offre uno sguardo sull'apparato burocratico e le pratiche interne dell'organizzazione. Il "Stasimuseum" serve come un importante luogo di memoria e riflessione sulla sorveglianza di Stato, la violazione dei diritti umani e l'importanza della libertà e della privacy nella società moderna.
Gli studenti hanno poi visitato il Memoriale del Terrore di Berlino, "Topographie des Terrors", sito storico che documenta le atrocità commesse dalle SS e dalla Gestapo durante il regime nazista. Anch’esso situato nell'ex quartier generale delle istituzioni di sicurezza naziste, il museo offre esposizioni che esplorano la storia del terrore di Stato e della persecuzione politica.
Infine, l’ultimo museo che il Sigonio ha visitato è stato la Nationalgalerie, o Art National Gallery, parte dei Musei Statali di Berlino, che ospita una vasta collezione di opere d'arte dal XIX secolo fino al presente. Situata sull'Isola dei Musei, la galleria include capolavori di artisti come Caspar David Friedrich, Gauguin e Max Liebermann, offrendo una panoramica completa dell'arte tedesca ed europea agli studenti che hanno potuto toccare con mano l’Arte che prima studiavano solo a scuola.
Parlando d’arte in Germania non si può non fare una passeggiata lungo ciò che rimane del muro di Berlino, oggi ricoperto per intero da murales di artisti internazionali, conservati come memoriali e attrazioni turistiche che si possono considerare chilometri di museo a cielo aperto, “East Side Gallery”, e di certo non può mancare nemmeno una foto con il famoso "Il Bacio Fraterno" (Bruderkuss) di Dmitri Vrubel, il quale raffigura il bacio tra due politici: Leonid Brezhnev, il leader dell'Unione Sovietica, ed Erich Honecker, il leader della Germania dell'Est. Il murales simboleggia sia la falsità delle relazioni politiche ufficiali tra i due Paesi, sia la speranza per un futuro di pace e unità tra Est e Ovest.
Se il Muro prima, eretto nel 1961, divideva Berlino in due, simboleggiando la separazione tra il blocco comunista e quello occidentale durante la Guerra Fredda, dopo la sua caduta nel 1989, che segnò la fine della divisione e l’inizio della riunificazione del paese, oggi è ricordato come un potente simbolo di oppressione e della lotta per la libertà. Sebbene sia stato teatro di numerosi tentativi di fuga spesso tragici, è stato costruito un memoriale per ricordare le vittime che, in qualche modo, si sono opposte alla repressione con lo scopo di sensibilizzare su ciò che il muro ha significato per i cittadini tedeschi che da un giorno all’altro hanno visto la loro realtà cambiare.
Il "Gedenkstätte Berliner Mauer", Memoriale del Muro di Berlino, è un sito commemorativo dedicato alle vittime del Muro, situato sulla Bernauer Straße, che include una sezione restaurata del muro, una torre di guardia e mostre che documentano la storia della divisione insieme a quelle delle persone che persero la vita cercando di attraversarlo. Le classi hanno potuto, accompagnate dalle guide, anche notare altri siti ed edifici storici
della città come il famosissimo Checkpoint Charlie, un punto di controllo lungo il Muro di Berlino, che separava la parte orientale da quella occidentale durante la Guerra Fredda ed era uno dei principali passaggi tra Berlino Est e Ovest, simboleggiando la divisione ideologica tra il blocco comunista e quello occidentale. Oggi, il sito è una popolare attrazione turistica, con un museo che documenta la storia del punto di controllo e della divisione della città.
Quello intitolato “Berlino prussiana” è stato un altro percorso in cui le guide hanno portato i ragazzi attraverso "Mitte", il quartiere in cui sono più evidenti i resti della città quando fu capitale del Regno di Prussia, esistito tra il 1701 e il 1918. Durante questo periodo, Berlino subì un'ampia trasformazione architettonica e culturale, evidente in parte ancora oggi, diventando un centro politico, economico e culturale di rilievo nell'Europa centrale. L'epoca prussiana vide la costruzione di imponenti edifici governativi, come il municipio rosso, che tutt’ora caratterizzano il panorama urbano della città.
Il Municipio Rosso, noto come "Rotes Rathaus" in tedesco, è un edificio storico costruito tra il 1861 e il 1869 in stile neorinascimentale che deve il suo nome al colore del mattone utilizzato per la sua costruzione. Sede del governo di Berlino, ospitante anche il salone delle feste utilizzato per eventi ufficiali e cerimonie, l'edificio è diventato un simbolo importante della città, testimone di eventi storici significativi e centro di amministrazione e politica locale. Nel medesimo quartiere possiamo trovare poi anche: Nikolaivierte, un'area storica di Berlino caratterizzata da strade acciottolate, edifici medievali restaurati e la chiesa di San Nicola, che è una delle più antiche della città rimaste intatte dopo i bombardamenti che distrussero quasi il 90% degli edifici.
Il quartiere non è originariamente medievale ma è stato ricostruito negli anni ‘80 per l’anniversario della fondazione della città con intento propagandistico nell'allora Germania Est e divenendo oggi una popolare attrazione turistica grazie all’atmosfera pittoresca e alla possibilità di avere una visione del passato medievale di Berlino.
Le guide hanno poi condotto ragazzi e ragazze attraverso Alexanderplatz, importante piazza, centro commerciale e di trasporto pubblico, nonché una delle principali aree per lo shopping, la cultura e l'intrattenimento nella capitale tedesca dell’Est, passando accanto a installazioni artistiche e statue tra cui quelle raffiguranti Marx ed Engels, che studiarono nell’università della medesima città.
Getta la propria ombra su Alexanderplatz la Torre della TV di Berlino, chiamata "Fernsehturm Berlin" e costruita tra il 1965 e il 1969, che è divenuta una dei monumenti più popolari di Berlino, un'icona distintiva del panorama urbano della città e simbolo del progresso tecnologico.
Un altro simbolo di tale progresso risiede nella metropolitana di Berlino, chiamata anche "U-Bahn", una rete di trasporto pubblico sotterranea che serve la città di Berlino, nonché anche una delle più antiche ed estese del mondo, con una storia che risale al 1902. Gli studenti del Sigonio hanno avuto, in alcune serate, la possibilità di poter usufruire di questo mezzo per spostarsi e raggiungere luoghi come la Philharmonie, o Filamonica, una delle sale da concerto più acusticamente avanzate al mondo, dove le classi hanno assistito a diversi concerti di una delle più prestigiose orchestre sinfoniche del mondo, la Berliner Philharmoniker.
Sempre grazie alla U-Bahn è stato possibile raggiungere il teatro dell’opera e l'Università di Berlino, ufficialmente chiamata "Humboldt-Universität zu Berlin", una delle più prestigiose e storiche della Germania. Fondata nel 1810 da Wilhelm von Humboldt e situata nel cuore di Berlino, ha l’onore di aver avuto tra i suoi docenti e studenti molti intellettuali e scienziati di fama mondiale, tra cui Albert Einstein e Karl Marx.
La gita si è poi conclusa con una visita autonoma degli studenti al quartiere dello shopping, a Schoeneberg, il cui simbolo è il famoso grande magazzino ,Ka de We dove hanno potuto comprare souvenir e visitare i famosi negozietti dell’usato.
Nonostante le visite non abbiano sempre seguito l’ordine temporale in cui gli avvenimenti sono accaduti, il filo del discorso non si è perso: la gita organizzata dalle Prof. Sgarbanti e Monari è servita per parlare e toccare con mano la storia, necessaria per la Memoria, e per suscitare negli studenti le emozioni da cui possano scaturire le riflessioni che li formino come persone e come cittadini, non solo italiani, ma anche europei in un percorso che apre uno sguardo sull’Europa.
Possiamo dire che la Germania abbia un passato ben presente e abbia fatto tesoro del suo passato per dare un finale diverso alla storia.
Quello che emerge in modo esplicito da questa gita è che i tedeschi hanno scelto in modo consapevole di rappresentare tutti gli orrori del passato, susseguitesi in diversi piani e differenti momenti, soprattutto attraverso l’architettura, con memoriali, musei, spazi ampi o anche più banalmente ad esempio mantenendo due centri storici, originari della divisione tra Germania Est e Ovest.
Tutto questo serve loro per avere davanti agli occhi ogni giorno ciò che è successo e ricordare per imparare, ricordare per ripartire, ricordare per riparare.
Una volta accortisi di questa attenzione, è difficile non farci più caso e sorge spontaneo fare il confronto con le differenti metodologie che l’Italia applica per fare Memoria. Mentre la Germania si impegna a creare simboli e utilizzarli in modo da renderli efficaci al ricordo, dando la possibilità ai propri cittadini di avere uno sguardo diverso sulle proprie scelte, sui propri valori e sul modo in cui questi impattano il mondo, in Italia, invece, questo processo per assumere consapevolezza è un po’ diverso, e sotto alcuni aspetti, carente. Una differenza da osservare può essere, ad esempio, la modalità di sepoltura del leader politico in carica durante il periodo nazista e fascista: in Italia la tomba di Mussolini è posizionata in un contesto non controllato che lascia spazio all’uso improprio del luogo che spesso funge punto di ritrovo per gruppi Neofascisti o come sede in cui rendere omaggio ad un personaggio politico la cui apologia, tra l’altro, è illegale in Italia.
In un contesto simile, questo sito storico non assume il ruolo di memoria, ma diventa un punto di ritrovo che in Germania sarebbe totalmente inaccettabile.
Il viaggio ha tentato di mostrare e approfondire la storia che è stata necessaria per garantire l’Europa democratica e libera che abbiamo oggi e per indurre una riflessione personale negli studenti aprendoli ad un panorama europeo più ampio e ponendo attenzione sugli errori del passato, anche in vista delle elezioni del Parlamento Europeo che per le classi quinte, i cui alunni sono nati nel 2005 e perciò tutti largamente maggiorenni, sarà la prima occasione in cui partecipare attivamente alla politica attuale attraverso l'esercizio del diritto fondamentale: il voto.
A questo punto la domanda viene rimandata agli studenti:
Qual è per voi, cittadini italiani in Europa, il ruolo della Memoria nella vita di tutti i giorni?
Parola agli studenti
Interviste agli allievi che hanno partecipato alla gita di Berlino
Dopo avervi parlato della gita e di come si è svolta, essendo stata un importante spunto di riflessione sui temi della memoria e dell’inclusione, riteniamo giusto riportare le opinioni di alcuni studenti e le riflessioni che questa gita ha suscitato in loro. Abbiamo intervistato uno
studente o studentessa in ogni quinta che ha partecipato al viaggio ponendo ad ognuno domande diverse.
Giorgia Peluso, 5ªB
Perché secondo te è importante fare un viaggio di questo tipo e
ricordare il passato?
«É importante perché ci si immedesima meglio nella vita delle persone che hanno vissuto le atrocità del Nazismo o che si sono trovate nel
fuoco incrociato della Guerra Fredda. Visitare questi posti dà anche l'occasione di entrare in contatto con quello che si studia a scuola durante l'ultimo anno. Studiare questi eventi storici e mantenerli vivi nella memoria collettiva dovrebbe servire a non commettere più gli errori del passato. Questo è anche un modo per rendere omaggio alle vittime. Personalmente sono rimasta colpita dal Muro di Berlino perché fa capire molto della storia più recente della città».
Alexandrina Maranda, 5ªH
Che cosa avresti cambiato della gita?
«Probabilmente il fatto che nonostante avessimo a disposizione pochi giorni, quelli in cui potevamo visitare la città sono stati tre nell’effettivo, abbiamo comunque visitato tanti luoghi e talvolta sono mancati i momenti di riflessione. Gli impegni erano scanditi in un programma rigido e non c’è stato molto spazio per approfondire in autonomia ciò che vedevamo.
Questo é stato un aspetto che non ho molto apprezzato, forse avrei preferito alleggerire il programma e avere l'opportunità di scavare di più su alcuni aspetti».
Luca Trenti, 5ªM
Che differenze hai notato tra il modo italiano di fare memoria e quello portato avanti dalla Germania, e in particolare, Berlino?
«In Germania, ovunque ti girassi, c'erano simboli che servivano a ricordare tutte le epoche che hanno attraversato la città: dal Nazismo, alla persecuzione degli Ebrei, alla Stasi. Tutto viene ricordato, anche se è un lato oscuro della loro storia. In Italia, uno Stato e una popolazione con un vissuto molto simile e ugualmente ambiguo, non ci impegniamo allo stesso modo e non cerchiamo di ricordare a noi stessi ciò che abbiamo fatto. L'atteggiamento italiano sembra più quello di nascondere e tentare di dimenticare quegli avvenimenti. In Italia ci sono pochi musei che ricordano ciò che è stato fatto nel corso della seconda guerra mondiale, come può essere il museo di Fossoli, ma sembra quasi che sia una conseguenza del Nazismo tedesco, non ci sono molto luoghi che mostrino ciò che ha fatto il Fascismo oltre ad aver contribuito alla persecuzione degli Ebrei, che non é stata sicuramente l'unica sua colpa. Nessuno ricorda ciò che il Fascismo ha fatto in tutti i 20 anni prima della salita al potere di Hitler. Quindi mi sembra che difficilmente Italia e Germania si possano mettere a confronto perché il nostro paese non fa memoria e quand'anche ciòaccada, l'atteggiamento sembra più giustificazionista e non di presa di coscienza o di ammenda, come in Germania. La stessa gestione dei luoghi di memoria in Italia è molto critica, può esserne un esempio la tomba di Mussolini. Trovo giusto che abbia una tomba perché non deve essere cancellato dalla storia, contando il valore religioso della sepoltura che dovrebbe essere un diritto di tutti, ma l’errore é lasciarla libera di essere oggetto di celebrazione. Il problema non è che esista, ma come viene gestita, servirebbe un contesto attorno che permetta di ricordare la storia».
Alissa Bortolotti, 5ªC
Quali emozioni e che riflessioni ti ha ispirato questa gita?
«Berlino sicuramente è una città molto diversa rispetto a quelle che siamo abituati a vedere in Italia o in altre nazioni europee e lo si vede nell'architettura urbana. É facile vedere accostati elementi che fanno parte di una storia antica del XVII secolo e altri appartenenti al periodo del governo comunista. Con le nostre guide abbiamo avuto l'opportunità di visitare molto la città ed era evidente questo contrasto, anche le mie compagne hanno notato questa peculiarità. Senza contare il fatto che è una città che offre molti spunti di riflessione ricollegabili con il programma di quinta di tutte le materie. Potrebbe non essere la meta prediletta dai giovani o dalle stesse scuole per viaggi di istruzione, come possono essere Monaco o Parigi, però io credo sia una bellissima città e mi ha fatto riflettere sulla storia tedesca. Anche il muro, che ha lasciato un'impronta indelebile nella città, è interessantissimo e sicuramente anche le mie compagne possono confermarlo. Durante questa nostra prima e ultima gita eravamo emozionate. È stato bello potersi confrontare con le compagne e scambiarci le nostre impressioni e pareri. Anche una volta tornate a scuola, ne abbiamo parlato molto con i professori. Indubbiamente Berlino è una città piena: ogni posto può essere l'oggetto di una bella conversazione, tantissimi aspetti inizialmente ti confondono, ma dopo aver collezionato tutti quei ricordi, ti rendi conto di come tutto sia collegato».
Matteo De Pascalis, 5ªD
Come si collega secondo te questa gita al tema della memoria?
«Secondo me la gita si collega a questo tema sia in senso pratico, perché permette di andare fisicamente nei luoghi che hanno loro malgrado ospitato quegli eventi, come il muro di Berlino e Berlino stessa, ma anche per capire come la storia cambi le città e le persone, il loro modo di vivere e di pensare. Berlino non è rimasta nel passato, è andata avanti come noi, ma è importante visitare quei luoghi per non dimenticare ciò che è successo».
Anita Nocetti, 5ªE
Qual è stato il museo, il memoriale o la cosa che ti é piaciuta di più di questa gita?
«A me é piaciuto molto il museo ebraico, in particolare la struttura
architettonica perché ti faceva immergere in tutta quella che è stata la storia della Shoah, e di tutta la Seconda Guerra Mondiale. L'edificio era pensato per infondere un senso di disagio nel visitatore, pieno di installazioni molto suggestive come quella della torre che dava una sensazione di
claustrofobia, come se fossi in trappola. Anche "Gefallenes Laub" l’opera composta dai volti di ferro su cui camminare, è stata molto suggestiva perchè ricordava le grida di sofferenza dei deportati. Mi dispiace solo di non essere riusciti a visitare tutto il museo perché sarebbe stato molto
interessante».